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giovedì 29 marzo 2012

J.T. Holden e Andrew Johnson. Alice in Verse. The lost Rhymes of Wonderland

Grazie alla lunga ricerca del giovane poeta J.T. Holden le Rime Perdute di Wonderland prendono vita e rianimano i personaggi carrolliani di nuovo spirito. Le illustrazioni di Andrew Johnson, tutte in bianco e nero realizzate con una semplice matita su carta, seguono attentamente i versi descrivendo i momenti salienti della storia. Lo stile brillante, in alcuni momenti quasi fumettistico e caricaturale, ci offre un'Alice dai tratti retro' e dal temperamento contemporaneo. Anche gli altri personaggi di Wonderland sono pervasi da questo spirito e ci accompagnano ritmicamente nella lettura delle Rime Perdute.


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TitoloAlice in Verse. The lost Rhymes of Wonderland
Autore: J.T. Holden, Andrew Johnson
Testo: J.T. Holden
Illustratore: Andrew Johnson
Dimensioni:  21x15 cm
Pagine: 92
Copertina: rigida
Illustrazioni: 40 tavole in b/n
Lingua: inglese
Editore: Candleshoe Books™. Chicago-New York, USA.
e-mail: info@candleshoebooks.com,
Edizione: 2011
Stampa: Stampato in USA
ISBN: 0-9825-0899-9
EAN: 978-0-9825-0899-2
$ 14.99


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Regalato da Antonio il 18 gennaio del 2012 a Carlisle PA.
Acquistato a gennaio del 2012 su Amazon.com.

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Biografia di Andrew Johnson

E' un illustratore americano freelance formatosi presso The Illinois Institute of Art  di Shaumbourg. Oltre ad aver illustrato alcuni libri di J.T. Holden lavora come Concept Artist nella realizzazione di videogames.

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Alcuni titoli pubblicati come illustratore

Holden, J T, Andrew Johnson. Alice in Verse: The Lost Rhymes of Wonderland. Chicago, IL: Candleshoe Books, 2009. 
Holden, J T, Andrew Johnson. Twilight tales. Chicago, IL : Kuro Books, 2011.
Holden, J T, Andrew Johnson. O the dark things you’ll see! . Chicago, IL: Candleshoe Books, 2009. 



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Intervista a Andrew Johnson


Qual'è il tuo rapporto con il libro di Carroll?
Alice sembra essere ovunque nella cultura popolare: nei video games, nei film, nella musica e anche nei fumetti. Il suo fascino, caratteristica che rende le storie fantastiche di Carroll speciali, è quasi universale, ma anche in qualche modo offuscato. Sembra che ciascuno ne abbia una versione e che si compiaccia di condividerla con il mondo, ma trovare persone che conoscano veramente il materiale originario è raro. A lungo sono rientrato perfettamente nell'ultima categoria — conoscevo Alice in Wonderland ma non la conoscevo veramente.

Tuttavia, i personaggi mi affascinavano, e con il passare del tempo ho messo in bozza la mia idea di come sarebbero potuti apparire. Poi, circa dieci anni fa, ho realizzato che stavo facendo schizzi inconsapevolmente; non avevo riferimento per i personaggi perché non avevo la benché minima idea della letteratura. Ciò mi ha reso determinato a rileggere il libro per imparare il più possibile su di loro, così sono uscito e ho comperato Annotated Alice di Martin Gardner (una versione annotata del libro originale). Quel libro ha accresciuto il mio amore e il mio apprezzamento non solo per il testo di Carroll, ma anche per le brillanti illustrazioni di Sir John Tenniel.

Detto ciò, quando Joel Holden mi ha proposto di lavorare con lui sul suo libro, inizialmente ero scettico. Temevo che il manoscritto non avrebbe evocato lo stesso coinvolgimento del materiale originale. Poi ho letto la prima poesia e mi sono innamorato nuovamente di Alice. Alice in verse è un qualcosa a sé stante, ma rispetta ed elogia anche lo stile ricco e unico dell'originale. Ho sentito che dovevo lavorare con un autore che aveva perfettamente compreso cosa avesse reso Alice in Wonderland così grande, e che era in grado di mettere quella formula in una poesia che ha profondità e bellezza. Potrei essere in ritardo di un secolo e mezzo per lavorare con Lewis Carroll, ma ho la sensazione, questa volta, di aver lavorato con il suo successore spirituale, così mi sento molto fortunato. 

Come hai deciso di disegnare Alice in quel modo? E perché in bianco e nero?
Dunque, la stampa in bianco e nero era una limitazione che mi era stata imposta. La scala di grigi è meno costosa da stampare, più facile da regolare e funzionava meglio con le restrizioni di tempo che avevamo.

Ho disegnato Alice senza pensarci molto — non è pensata per assomigliare a nessuno in particolare, ma credo che appaia esattamente nel modo in cui l'ho sempre visualizzata. Tuttavia, per alcuni degli altri personaggi , in realtà, ho fatto una lista di attori che ritenevo avrebbero potuto interpretare la parte se si fosse trattato di un film e di un cast per le mie illustrazioni. Per esempio, ho fatto riferimento ad attori britannici come Judy Dench per la Regina di Cuori, Jim Broadbent per il Re di Cuori e anche Peter O'Toole per il Bruco.

Cosa ci dici della tua tecnica? Hai disegnato a mano libera o hai usato strumenti digitali?
Entrambi... in un certo qual modo. Uso una tavoletta Wacom, che è una stilo su una tavola speciale che traduce il movimento del disegno in informazioni digitali, così posso dipingere in programmi come Adobe Photoshop. La maggior parte dei lavori che creo è digitale, ma ho un forte retroterra e un'educazione nelle arti tradizionali che costituisce una base senza la quale sarei perso. Preferisco il lavoro digitale perché consente tempi di completamento più brevi per il disegno principale e di effettuare qualsiasi modifica necessaria in seguito.

I tuoi disegni sono ispirati dalle rime di J.T. Holden o dal libro di Carroll?
Direi un po' da entrambi. Ci sono, sicuramente, alcune poesie nel libro di Joel (come The Mariner's Tale) che non si trovano nell'originale, quindi quelli hanno decisamente ispirato il mio lavoro. Tuttavia il mio approccio è stato per lo più simile a quello di Joel. Lui non ha cercato di competere con il materiale originale, ha cercato di rispettarlo e di elogiarlo. Ho provato a fare lo stesso, solo con le illustrazioni di Tenniel. Ho interpretato i miei disegni diversamente, ma non ho cercato di deviare totalmente dallo stile di Tenniel.

Credo che ci siano alcune cose che la gente si aspetti dalle illustrazioni quando prende un libro di Alice — come un Mad Hatter dell'aspetto fantastico, per esempio. Ma quando molta gente pensa al Mad Hatter, pensa quasi immediatamente a qualche figura delle illustrazioni di John Tenniel. Non volevo competere con aspettative come quella, ma volevo integrarle con le mie idee. Se leggi il libro, vedrai il Mad Hatter con il suo tradizionale gigante cappello a cilindro, ma potrai anche vedere quanto il suo cappello può diventare folle. Per alcuni degli altri personaggi, laddove ho ritenuto di poter avere più margine, ho fatto dei cambiamenti più estremi. Ad esempio, ho rielaborato Tweedle Dee e Tweedle Dum per farli assomigliare più che altro a dei piccoli folletti scozzesi che probabilmente avevano bisogno di prendere le loro medicine per la giornata.

Hai lavorato con l'autore o da solo? Se sì, com'è stato?
Ho lavorato molto con Joel. E' stata, in realtà, un'esperienza fantastica. Uno dei grattacapo più grandi che puoi avere come artista è un cliente che non ha una visione reale o che non può fare una critica chiara e costruttiva. Joel non ha questi difetti. Sai sempre da quale parte del recinto si trova.

Per lo più, credo che io e Joel abbiamo avuto un'unica visione di quello che volevamo creare. Joel mi ha data molta libertà per la creatività per il progetto e l'ho ricompensato cercando di andare ben oltre in ogni maniera possibile. Noi abbiamo instaurato — e continuiamo ad avere — sia una grande amicizia sia un rapporto di lavoro grazie ad Alice. Stranamente non ci siamo mai incontrati o parlati al telefono. E pensare che viviamo solo a un'ora di distanza l'uno dall'altro è qualcosa di fantastico e strano allo stesso tempo.

Qual'è il tuo personaggio preferito? E perché?
Il mio personaggio preferito, probabilmente, è il Cheshire Cat. Ero stanco della versione grassa e tigrata del Cheshire Cat, così l'ho modellato su Maverick, il gatto di una mia amica, che è un devonshire rex (un tipo di gatto senza pelo). Maverick è un gatto un sacco fico e sorrido ogni volta che vedo l'illustrazione. Nel libro è un personaggio dall'apparenza furba e la sua descrizione del mondo folle (e forse omicida?) all'interno della casa della Dutchess e della Cuoca è un piacere da leggere.

Aprile 2012.



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Biografia di J.T. Holden

E' un autore e un poeta anglo-americano contemporaneo. 


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Alcuni dei titoli pubblicati

Holden, J T, Andrew Johnson. Alice in Verse: The Lost Rhymes of Wonderland. Chicago, IL: Candleshoe Books, 2009. 
Holden, J T, Andrew Johnson. Twilight tales. Chicago, IL : Kuro Books, 2011.
Holden, J T, Andrew Johnson. O the dark things you’ll see! . Chicago, IL: Candleshoe Books, 2009.


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Introduzione

Nel 1865 Charles Lutwidge Dodgson pubblicò Alice's Adventures in Wonderland con lo pseudonimo di Lewis Carroll. La continuazione, Through the Looking-Glass & What Alice Found There, seguì nel 1871. Durante i nove anni che Dodgson impiegò per scrivere i due libri che avrebbero legato saldamente il suo pseudonimo e la sua fama alla letteratura per ragazzi per le generazioni future, compose numerosi poemi e frammenti di versi  — dei quali in definitiva solo un numero esiguo trovò la propria strada nel suo capolavoro e nel suo seguito. Poco dopo la morte di Dodgson nel 1898 all'età di 66 anni, cominciarono a venire a galla delle voci sulle 'rime perdute' — una collezione di poesie che presumibilmente gettava più luce sul tema di Wonderland e sul mondo di Looking-Glass. Comprensibilmente, gli interrogativi abbondavano: chi rubò in realtà le crostate della regina? Che fine fecero il Tricheco e il Falegname dopo la loro breve apparizione sulla spiaggia salmastra con le piccole Ostriche? Si può d'avvero trovare un qualche senso nel non-sense? 
Certamente, tutto questo era estremamente ipotetico. Nessuno aveva mai visto in realtà queste cosiddette 'rime perdute' — e in primo luogo, sé realmente fossero esistite, si sarebbe supposto generalmente che l'autore avrebbe tenuto per se il segreto della loro ubicazione...
Questa è la storia, così come mi veniva raccontata da mio nonno tempo fa quando ero ancora abbastanza piccolo da sistemarmi sulle sue ginocchia per una favola — molto prima che io avessi mai messo mano alla penna o che avessi la benché minima idea che un giorno mi sarei guadagnato da vivere raccontando storie. Ora, nell'entusiasmo di una rivelazione completa, si dovrebbe notare che mio nonno era sia un irlandese sia un cantastorie (che, senza dubbio, è la stessa cosa) ed era risaputo da tempo che di volta in volta metteva un po' di smalto sul racconto — cioè quando, naturalmente, non lo stava creando di sana pianta. Ma sia che la leggenda delle Rime Perdute fosse semplicemente il prodotto dell'ingegnosa immaginazione di un uomo anziano, inventata unicamente per il divertimento di un ragazzino curioso con un'insondabile attitudine per gli enigmi, i misteri e tutte quelle cose irraggiungibili, sia che non lo fosse, ad ogni modo era cosa insignificante. Il seme era stato piantato, e già i viticci in sviluppo avevano iniziato a spingere il terreno. Se ci fosse stato un briciolo di verità nel racconto, la benché minima possibilità che le Rime Perdute potessero essere là fuori, sono certo che le avrei trovate. Almeno così credevo in passato in quegl'inebrianti giorni di "cieli sereni e occhi pieni di meraviglia".
Un giorno durante l'inevitabile transizione dall'adolescenza all'età adulta, il sogno della scoperta venne sostituito dalla scoperta di un sogno nuovo e più tangibile: avevo iniziato a mettere le parole sulla carta. Le mie parole. E anche il richiamo di vecchia data delle elusive Rime Perdute non poteva trattenermi da questa meravigliosa nuova sensazione di creare storie e rime tutte mie. Con il passare del tempo le Rime Perdute svanirono oltre la portata dei "nastri occulti della Memoria". E finora la loro idea — la scintilla che ha acceso la fiamma che alimenta la mia creatività a tutt'oggi — è rimasta, come una brace che brucia lentamente, aspettando qualcuno che attizzi la legna minuta sopra alla grata...
E' stato mentre lavoravo alla revisione di un libro di poesie del mistero basate su leggende, favole e folklore che un vecchio interrogativo è riaffiorato nella mia testa, piuttosto inaspettatamente, e indipendentemente da quanto cercassi  di  respingerlo con forza e di proseguire con il compito a portata di mano, non voleva cedere. Era una semplice domanda, tuttavia una di quelle che apriva miriadi di porte in quel corridoio buio della mia infanzia: chi rubò in realtà le crostate della regina? Mentre meditavo su questo quesito (insieme ad altri — Che fine fecero il Tricheco e il Falegname? Si può d'avvero trovare un qualche senso nel non-sense? ), mi sono ritrovato ad allontanarmi ulteriormente dalle mie rime del mistero e ad essere più vicino a quelle Rime Perdute di Wonderland a lungo cercate. Una ricerca minuziosa in ogni biblioteca e in ogni sito internet che conteneva informazioni su Carroll e sul suo lavoro non produsse nulla. Le Rime Perdute erano veramente perse? In primo luogo erano mai esistite? Stavo solamente sprecando il mio tempo, cacciando i fantasmi nella sala, come era solito dire mio nonno?
Ero in un momento di profonda introspezione — e a dire il vero, di dubbio — quando riemerse uno scambio tra me e mio nonno. Non avevo più di sette anni allora. Non ricordo dove fossimo e se fosse giorno o notte, o se in realtà quello scambio fosse semplicemente il prodotto di un sogno, quel momento è rimasto impresso nei miei ricordi. Gli avevo chiesto se credeva che qualcuno avrebbe mai trovato le Rime Perdute, e sebbene la sua risposta venne con una strizzata d'occhio, non c'era segno d'astuzia: "Se qualcuno le troverà, sarai tu."
Quando queste parole si fissarono, e il dubbio cominciò a cedere alla chiarezza e alla certezza, non ho potuto fare a meno di pensare che da qualche parte mio nonno stava sorridendo. Con questo indizio fondamentale nelle mani e un rinnovato senso di fede nelle favole, mi avviai ancora una volta alla ricerca delle Rime Perdute — però, questa volta, il mio viaggio cominciava su di una singola pagina vuota e finiva con il libro che ora tieni in mano.

JTH
Dicembre, 2009

Traduzione dell'introduzione al libro Alice in Verse. The Lost Rhymes of Wonderland per gentile concessione dell'editore.

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